La prima volta che ho fatto una sessione di business coaching, come cliente, è stata traumatica; ricordo bene l’angoscia nel rispondere alla domanda: “ Che cosa vuoi fare? ”
Una domanda da un milione di dollari.
La coach aspettava la mia risposta con pacatezza e sguardo interrogativo. Io, mi barcamenavo tra una sensazione di panico, la sindrome dell’impostore e l’imbarazzo da foglio bianco. Ero lì perché avevo ricevuto quest’opportunità, ma avrei voluto essere altrove, in una galassia deserta, abitata forse solo da una volpe.
Flashback.
Ho studiato design di moda ed ho terminato l’Accademia con una tesi di marketing sui marchi indipendenti che si promuovevano sul web ( anni luce fa ). Ho approfondito lo styling per i servizi editoriali delle riviste patinate. Ho scritto articoli sui nomi emergenti del lifestyle internazionale. Ho fatto la stagista per un designer belga di moda minimalista. Ho ricoperto il ruolo di responsabile visual merchandiser per un marchio francese di pret-à-porter. E non solo…
Sono tutto questo, e soprattutto sono molto di più: sono quello che leggo, osservo, amo; sono ciò di cui mi nutro, le emozioni che vivo, le esperienze con gli altri. Quindi, tornando alla domanda di apertura, so cosa voglio fare e voglio andare più in là.
Quando l’ho capito, gettando a terra le vestigia dell’insicurezza e lasciandomi alle spalle i pianti d’irrequietezza, ho iniziato a costruire la mia nuova identità, un mattoncino alla volta. Ho ascoltato i consigli degli altri, li ho ringraziati e ho guardato oltre. Ho ricominciato a studiare per trovare un’altra via. Sono uscita dal guscio per andare incontro al cambiamento.
Integrità.
Perché ti sto raccontando tutto questo? Perché mi piacerebbe che anche tu riuscissi a complimentarti per il percorso fatto fino ad oggi, anche se costellato di cadute, incertezze, blocchi. In ogni esperienza lavorativa vissuta, hai certamente dato quanto era nelle tue possibilità in quel momento, attingendo alle tue energie per condividere la visione aziendale e provando a dare il tuo contributo.
Che cosa vedi, se ti guardi indietro? Un quadro di ‘action painting’ o un’opera Rinascimentale? (Apparente) caos o lucida armonia?
Ecco cosa ha aiutato me, a ritrovare il filo:
- Ho scritto la lista dei miei valori e ne ho scelti tre per fare lo screening delle future scelte di carriera
- Ho scritto, per ogni posizione ricoperta, tutto quello che ho fatto nel dettaglio, e le competenze emerse
- Ho rivisto la ‘Vision board’ creata a inizio anno per capire se stavo andando in quella direzione o dalla parte, esattamente, opposta
- Ho elencato i miei bisogni e le mie priorità, secondo il mio metro di valutazione
- Ho studiato il mercato, la concorrenza e le tattiche da attuare
In definitiva, ho fatto una strategia su me stessa per riappropriarmi della mia identità.
Lieto fine.
Ho imparato una grande lezione dalle sessioni di business coaching: la diversità del mio percorso è la mia ricchezza, è ciò che fa di me chi sono oggi.
In una carriera che ai recruiter sembra sconclusionata, io ho intravisto invece una professionista che ha accettato le sfide, si è messa in discussione, ha cercato di portare in ogni posizione la propria creatività. Rivelare, ai miei occhi, questo filo conduttore mi ha permesso di prendere scelte consapevoli e allineate con i miei valori autentici.
Sono tornata ad essere l’eroina della mia storia.
Raccontami, qual è il lavoro dei tuoi sogni?
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