In questi giorni, sto riflettendo parecchio sul modo giusto di comunicare i miei valori nel business e di prendere una posizione decisa rispetto ad alcune tematiche per me cruciali.
Il punto di svolta è stato una newsletter di Gioia Gottini che ha scoperchiato il vaso di Pandora: ne sono emerse reazioni contrastanti che hanno avuto il merito di fare un decluttering mirato di chi non si sentiva allineata con quelle parole. Merito perché un business sostenibile, come quello di Gioia, si fonda sul rispetto reciproco. È seguito, poi, un weekend di Master sulle relazioni amorose e le relazioni con il denaro; in entrambi i casi, ciò che viene messo in discussione, quando qualcosa non funziona, è il valore di sé.
Valore è una parola che racchiude infinite sfumature: può essere intangibile, emozionale, economico.
Il valore è diventato, suo malgrado, un metro di giudizio nelle scelte che facciamo; il problema è che non è obiettivamente quantificabile come si tende a pensare, ma è il risultato di esperienze soggettive, familiari e sociali. Quello che si può fare, però, è cercare un punto in comune; è essenziale essere chiare, fin dall’inizio, sugli aspetti che sono fondamentali per vivere in armonia e sui confini oltre i quali non si può andare, nella sfera personale così come in quella professionale.
Si può prendere posizione a voce alta.
Si può farlo sussurrando.
Si può farlo nel silenzio.
Accettare che le cose non ci vadano bene è, anche questa, una scelta da rispettare. Ma ne vale davvero la pena, alla fine? Iniziare a lavorare con clienti che non capiscono la qualità del nostro lavoro, firmare un contratto con il groppo in gola perché pensiamo che non ci siano alternative possibili, aver paura di chiedere aiuto perché ci fa sentire vulnerabili: dov’è qui, il nostro valore? Non c’è bisogno di fare azioni smisurate o che ci mettano in difficoltà; bastano semplici gesti quotidiani che ci possano far avvicinare alla felicità. Un passo alla volta per costruire una vita autentica, interagendo con persone che condividono le nostre istanze e credono che un mondo migliore non sia un’utopia.
Io sono convinta che sia possibile, ed è per questo motivo che ho scelto l’empowerment, l’indipendenza e la libertà come fari per guidare il mio business.
Sono gli stessi valori che mi hanno incoraggiata a lasciare un lavoro nel quale non credevo più e che metteva il profitto aziendale prima della crescita del personale; ad intraprendere un percorso di coaching per tirar fuori il potenziale da me stessa e dalle mie clienti; a cercare di integrare la sostenibilità in maniera trasversale nel quotidiano, attraverso le scelte alimentari, l’uso di prodotti cruelty-free o la ricerca di brand che riportano l’essere umano al centro dell’impresa.
Le soluzioni sono infinite e tutte differenti, perché sei tu a crearle!
Tu sei pronta a dar voce alle motivazioni che illuminano il tuo percorso?
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